SOLIDARIETA' AI POPOLI ARABI IN LOTTA

ANCHE IN ITALIA CACCIAMO BERLUSCONI
SCIOPERO GENERALE PROLUNGATO!

I lavoratori e le masse popolari nel Nord dell'Africa hanno ripreso in mano il loro destino e, attraverso straordinarie mobilitazioni che assumono ogni giorno di più un carattere rivoluzionario, stanno indicando ai popoli di tutto il mondo che è possibile respingere il futuro di miseria, precarietà e paura e scacciare i governi che verso questo futuro ci stanno spingendo. In Tunisia, Egitto, Yemen, Algeria, Bahrein le rivolte non sono indietreggiate nemmeno davanti ai carri armati. In Libia il regime di Gheddafi ha usato una brutale repressione impiegando truppe di mercenari e bombardando la popolazione. Non solo la rivolta non è stata piegata ma ormai sono la maggioranza i soldati dell'esercito che disertano e passano dalla parte del popolo; soldati che, nel momento della rivolta di massa, riconoscono come propria non la classe dei vertici militari collusi con il governo ma la classe proletaria in lotta nelle strade. Il capitalismo internazionale, lo stesso che in tutta Europa sta portando alla miseria milioni di lavoratori pubblici e privati, è consapevole che la rivoluzione può minacciare i suoi interessi e i suoi affari. I suoi rappresentanti politici balbettano frasi infarcite di parole come “democrazia” e si affannano a prendere le distanze, ora, da questo o quel dittatore. Sono gli stessi politici che, come quelli dei governi italiani sia di centrodestra sia di centrosinistra, hanno siglato accordi con la Libia, legittimando tra l'altro la dura repressione dei migranti da parte della guardia costiera libica.
Il vento della rivoluzione soffia anche in Europa.
In Grecia, dove le barricate per le strade delle principali città sono all'ordine del giorno, in occasione dell'ultimo sciopero generale del 23 febbraio i manifestanti hanno assediato il Parlamento. Anche noi lavoratori italiani, che ogni giorno di più viviamo sulla nostra pelle la ricattabilità del posto di lavoro, la perdita dei diritti e del salario, dovremo unirsi al coro dei lavoratori greci che gridano: “Dopo Ben Ali e Mubarak ora tocca a Papandreu”.
In Italia la mobilitazione è marginale perché, accanto agli attacchi del capitale, gli operai, i precari, gli immigrati devono fare i conti con gli attacchi delle burocrazie sindacali. I sindacati “gialli” Cisl, Uil, Ugl sono vere e proprie quinte colonne di governo e padronato, e la dirigenza della Cgil assicura la pace sociale svendendo le lotte dei lavoratori per tessere patti sulla competitività con Confindustria e cercando di ritornare al tavolo di concertazione con Cisl e Uil. Ora più che mai è urgente l'indizione dello sciopero generale. Lo sciopero indetto da Usb per l'11 marzo è un momento importante, a cui daremo un contributo attivo al fine della sua riuscita. Ma un solo giorno di sciopero generale non basta: i lavoratori chiedono unità ed è necessario superare barriere e frammentazioni e riunire tutta la classe lavoratrice in uno sciopero generale prolungato fino alla cacciata di Berlusconi. Uno sciopero prolungato che possa mobilitare le masse popolari di tutto il paese, unendo i lavoratori nativi e immigrati ai precari, ai disoccupati, agli studenti in lotta.
Le rivolte arabe ci danno l'esempio: solo con la forza delle masse potremo piegare governo e padronato. E' urgente che tutti i lavoratori rivendichino presso le loro organizzazioni l'unità della lotta. Basta con la divisione dei lavoratori, basta con gli scioperi di settore, basta con le manifestazioni al sabato o con gli scioperi di quattro ore .

Sciopero generale prolungato fino a piegare governo, Marchionne e Confindustria!

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