NESSUN DIALOGO CON IL NEMICO DI CLASSE!

Comunicato del Coordinamento Nazionale di Unire le lotte - Area Classista Usb

 

Aprendo il sito di Usb, in grande evidenza, appare l'invito all'incontro dibattito "Election day o election mai?" organizzato per il prossimo 18 novembre.

Un incontro dibattito dove tra i relatori, oltre ai rappresentati dei vari sindacati, ci sono i rappresentanti di tutti i partiti  del centrosinistra: dal Pd (che ha recentemente nominato Sergio D'Antoni nuovo coordinatore delle politiche territoriali il quale ha già dichiarato pubblicamente che deve imporsi nel paese il tema fondamentale dell'unità e della concertazione), all'Idv, alla Federazione della Sinistra, a Sinistra Ecologia Libertà. 

E, dulcis in fundo, sono invitati il Ministro del Lavoro Maurizio Sacconi e il Ministro per la Funzione Pubblica Renato Brunetta.

Non sono ancora passati sei mesi dal 23 maggio 2010, data della nascita ufficiale di Usb a Roma al  Teatro Capranica. Tale nascita fu accompagnata da queste parole "l'unificazione del “sindacato che serve ai lavoratori”, " un’organizzazione generale, indipendente e conflittuale, già diffusa in tutti i settori del mondo del lavoro e in tutto il territorio nazionale, che intende costruire l’alternativa concreta, radicata e di massa, al sindacato concertativo storico".
Sei mesi durante i quali i militanti di base hanno più volte organizzato iniziative per contestare, nei "territori",  apertamente Brunetta, Sacconi (oggi invitati al convegno Usb) e altri ministri, che talvolta sono stati costretti a declinare l'invito per sottrarsi alle contestazioni preparate.

La dirigenza UsB, con il pretesto di discutere e porre la grave questione delle mancate elezioni Rsu, in realtà,  alla vigilia delle sempre più probabili elezioni politiche, tenta di unificare il centrosinistra in un incontro dibattito, forse per lanciare il messaggio che Usb può portare in dote i voti di decine di migliaia di iscritti. Queste iniziative sono il contrario degli obiettivi che servono ai  lavoratori  e il contrario dei contenuti affermati a parole, anche dagli stessi dirigenti, durante le giornate di fondazione del sindacato.

Il sindacato che si dice conflittuale e che poi "interloquisce" con l'avversario di classe, legittimandolo, sembra ripercorrere la stessa strada di quel partito, all'interno del governo Prodi, che si diceva partito di "lotta e di governo", come se le due cose fossero conciliabili. A causa di tali scelte, che lo hanno portato a finanziare la guerra imperialistica, a non chiudere un solo cpt nonostante il ministro fosse proprio il loro e ad essere corresponsabile del tristemente famoso memorandum con l'aumento dell'età pensionabile e il trasferimento del tfr nei fondi pensione, ha pagato il tradimento con l'abbandono di molti iscritti. Come non si può essere un "partito di lotta e di governo" (in un governo del capitalismo), così non si può essere un "sindacato conflittuale che concerta".

I momenti di lotta, anche in Italia, sono sempre più presenti. Le proteste dei pastori sardi, quelle contro i tagli alla cultura al festival del cinema di Roma, i ricercatori in lotta, gli immigrati costretti a salire sulla gru a Brescia, senza dimenticare le centinaia di migliaia di lavoratori, che durante  la manifestazione della Fiom del 16 ottobre hanno contestato la linea del loro stesso sindacato urlando  l'esigenza dello sciopero generale, richiedono urgentemente che all'ordine del giorno venga posto il tema della riunificazione delle lotte.

Esigenza, questa, opposta ai convegni in cui si invitano, legittimandoli come interlocutori, coloro i quali si sono resi responsabili della divisione fra lavoratori pubblici e privati, dell'abbassamento dei diritti e del massacro sociale in corso.

 

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